martedì 5 luglio 2011

LA FINE DELLA LIBRERIA? Dubbi paure e prospettive all’alba dell’era tecnologica


Di Sergio Iacometti

Finalmente amazon è sbarcata in Italia. Il colosso americano della vendita on-line, dopo aver aperto filiali in Francia Germania ed Inghilterra ha deciso di apporre la sua bandierina elettronica pure sull’Italia. Dalla fine del mese di novembre libri, cd, dvd e molto altro (addirittura giocattoli) sono a disposizione sul suo store italiano, suscitando la gioia di molti ma non proprio di tutti.
Se i consumatori italiani infatti sono ben lieti di poter acquistare sul nuovo sito un numero impressionante di prodotti a prezzi più che vantaggiosi, la stessa gioia sicuramente non l’hanno espressa tutti i rivenditori “fisici” di questi prodotti, in primis le librerie.
Come scelta strategica infatti amazon ha deciso di entrare sul mercato italiano applicando fortissimi sconti (30% ed oltre), in modo da attrarre e fidelizzare il cliente. Ovviamente questo approccio molto aggressivo, che si basa non sulla qualità ma sulla quantità delle vendite, ha trovato i punti vendita tradizionali con le armi spuntate.
Gia da tempo le librerie italiane si trovano in enorme difficoltà nei confronti degli store on-line per una serie di motivi che vanno oltre lo sconto, ma che si possono riconoscere nella fornitura – infinita per le librerie on-line, ovviamente limitata per motivi di spazi e di gestione delle risorse finanziarie nelle librerie normali – nella comodità dell’acquisto – non bisogna più recarsi in libreria ma si ha tutto a portata di click – e nella qualità della scelta – nelle librerie on-line si riescono a trovare libri ed editori che difficilmente hanno spazio in quelle tradizionali, anche le più grandi.
Ora con l’arrivo di amazon queste difficoltà si acuiranno ancora di più, perché la società americana ha come filosofia di businnes quella di educare gli acquirenti all’acquisto on-line, e l’Italia da questo punto di vista è ancora un mercato in via di sviluppo. Se negli Stati Uniti infatti le statistiche dicono che il 50% dei consumatori acquista tutto sistematicamente da casa, in Italia questa percentuale non arriva al 20% ma si prevede in forte sviluppo per i prossimi anni.
Con il tempo perciò vedremo un numero sempre maggiore di persone comprare romanzi e saggi da casa lasciando gli scaffali delle librerie desolatamente impolverati.
Questo può sembrare uno scenario catastrofico e sicuramente molti bibliofili non lo troveranno veritiero in quanto non vorranno mai rinunciare alla libreria come “luogo della cultura”, però se diamo un occhiata oltre oceano si possono già notare gli effetti di questa rivoluzione dei costumi.
I due colossi librari Borders e Barnes&Noble sono in crisi totale, schiacciati dai debiti. Perdono clienti in continuazione e non riescono a fermare in nessun modo questa emorragia. Centinaia di punti vendita sono stati chiusi in tutta la nazione compreso, recentemente, lo storico megastore B&N sulla Broadway. Quindi visto che negli Stati Uniti tutto accade prima per ripetersi nel resto del mondo occidentale poi, non bisognerà stupirsi se nei prossimi anni vedremo le varie catene italiane ridimensionarsi o addirittura scomparire.
L’unico modo di arrestare almeno in parte questo inevitabile processo, è quello di recuperare il rapporto libraio cliente. Entrando nelle grandi librerie infatti spesso si ha la sensazione di essere in un supermarket dove la cultura viene venduta un tanto al chilo, ci si sente come abbandonati tra le montagne di libri. Anche l’offerta deve migliorare; il cliente deve sapere che entrando in libreria potrà trovare tutto quello che cerca e non solo i best seller e le produzioni delle grosse case editrici. La forza storica dei librai è sempre stata quella di riuscire ad instaurare un feeling con il lettore, farlo sentire un’ospite gradito nel salotto buono della cultura, consigliarlo e guidarlo passo passo nella scelta delle proprie letture, garantendogli un’offerta più ampia e pluralistica possibile. Gli spazi sempre più dispersivi dei vari megastore hanno reso piano piano questa pratica impossibile da un lato, mentre dall’altro troviamo degli operatori del settore sempre più impreparati ad assolvere il loro compito di assistenza al lettore.
I librai sono ancora in tempo per sovvertire questa tendenza, ma il tempo stringe e più il tempo passa e più rischiano di divenire dei veri e propri comprimari ai quali lasciare le briciole di un businnes che grazie anche a player come amazon o alla diffusione dei libri in formato elettronico, ha delle ottime prospettive di crescita nei prossimi anni.
In tutto questa rivoluzione gli editori come si pongono? Sicuramente hanno prospettive ben più rosee dei librai, soprattutto quelli più piccoli o quelli specializzati che hanno ripreso in rete quegli spazi che sono stati negati loro in libreria, recuperando significative quote di mercato. Se fino a pochi anni fa la catena di librerie Feltrinelli era in assoluto il primo cliente di tutti gli editori, oggi questo primato gli stato rubato dai vari ibs, bol, deastore ecc. Questo è il primo sintomo della malattia che sta per aggredire il mondo librario italiano e non è scontato che dall’inevitabile moria si salvi il più grande o il più forte, ma solo quello che avrà la capacità di evolversi e di adattare i suoi obiettivi e i suoi scopi a quelli del nuovo mercato, in cui, penso e spero, le librerie indipendenti sapranno ritagliarsi il loro spazio e discapito proprio delle grandi catene librarie

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