martedì 15 marzo 2011

La cultura appesa a un “file”?


 Scorrendo le pagine dei nostri quotidiani o assistendo ai numerosi talk show “impegnati” lo spazio dedicato alla nuove tecnologie è sempre più vasto. Abbondano nelle conversazioni “dotte” e alla moda termini come “Mobile”, “Ipod”, “Ebook” e similia.
La nostra Ministra dell’Istruzione e dell’Università raccomanda sempre di più che i contenuti culturali siano diffusi su internet, anziché su cartaceo perché a suo dire la loro  disponibilità potrebbe essere gratuita o a buon mercato rispetto ai testi tradizionali. Lungi da me volermi opporre al progresso  della comunicazione attraverso i nuovi media, ma qualche dubbio sulla loro efficacia mi assale.
L’immissione in rete di ogni tipo di materiale che non passa al vaglio di nessuno che possa giudicare l’esattezza, la precisione,  la giustezza e l’originalità dei contenuti esposti e che se ne assuma con  l’autore la responsabilità, mi sembra che non contribuisca a migliorare il nostro sapere. Già adesso in rete troviamo delle grandi sciocchezze, inesattezze ed errori, spacciati come scienza e verità. Come distinguerà il lettore giovane o poco provveduto ciò che è importante da ciò che invece ha poco valore o addirittura è dannoso? 
Attualmente ogni prodotto cartaceo subisce prima di essere pubblicato   un esame dei  contenuti e, una volta approvato, affronta la selezione della critica e del mercato. Nella rete non accade niente di tutto questo e tutto sembra avere la stessa importanza.
 Cosa resterà ai  lettori di domani di tutto  ciò che si è prodotto solo per la rete ? Siamo certi che gli eventuali prodotti dell’ingegno così diffusi possano superare l’oblio dei tempi o verranno immediatamente sommersi dalla nuova produzione e presto dimenticati?
I capolavori scritti sulla carta hanno traversato i secoli per giungere a noi, cosa arriverà ai nostri nipoti della estemporanea, precaria e volatile cultura on line? 
Ai posteri l’ardua sentenza. 

Enrico Iacometti

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